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18-01-2021 / inpocheparole, cartoline, viaggi

"Orvelte" in poche parole

Nasce il nuovo format delle #cartoline! Sembrerà una cosa stupida, ma in questo periodo difficile mi ha aiutato molto rivivere e riconsiderare le avventure del passato che non ho mai raccontato, magari leggerle e guardarle sotto una luce diversa distrarrà anche voi!

Olanda, 6 dicembre 2016: “KALEIDOSCOPE Learning Mobility Project - Erasmus +” era il nome del progetto al quale Carlotta ed io abbiamo partecipato ad Orvelte (pazzesco, ho ancora il coraggio di tenerlo inserito tra le esperienze su Linkedin): Il mio Amarcord per eccellenza tra i viaggi fatti sin ora.

Per farvi capire, era una specie di corso di formazione di nove giorni promosso dall’Unione Europea, con lo scopo di rafforzare la qualità e il ruolo del lavoro giovanile nella Comunità, traducibile con il nome “Erasmus+ Youth”. Eravamo trentaquattro ragazzi provenienti da Azerbaigian, Bielorussia, Cipro, Georgia, Italia (noi due yeee), Lituania, Moldova, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Federazione Russa, Spagna, Turchia, Ucraina e Regno Unito, tutti riuniti in un piccolo paesino di agricoltori ed allevatori locali in aperta campagna olandese.
Workshop, conferenze di formazione, organizzazione di eventi promozionali per le città (abbiamo fatto anche una mostra oh), tutto attorno al tema delle Nuove tecnologie per promuovere la cultura. Ma come ci siamo arrivate a partecipare ad una cosa del genere? Ve lo racconterò presto, non temete.
Nel mentre qualche connotazione temporale personale: avevo i capelli lunghi, problemi a sorridere mostrando i denti, una sudata sufficienza in inglese (che poi fortunatamente non si è rivelata tale) ed alle spalle avevo solo un paio di viaggi di gruppo in Francia e nessuna esperienza in solitaria.

Carlotta ed io ci conoscevamo a malapena prima di quest’esperienza, anzi si può dire che non ci conoscessimo proprio. Ci siamo ritrovate unite grazie ad amicizie comuni, che ci hanno spronato ad avventurarci in questa “missione diplomatica”. Quindi dopo una spesa al supermercato per assicurarci di avere del cibo tipicamente italiano (era previsto preparassimo una cena per tutti), siamo partite dall’aeroporto di Venezia ed abbiamo iniziato a conoscerci davvero una volta in viaggio.
All’arrivo siamo state smistate nelle camerate del De Borkerhof e ci siamo presentate agli altri partecipanti: io ero in stanza con Anastasiia, in arrivo dall’Ucraina ed alla seconda esperienza di Erasmus +, mentre Carlotta non ricordo con chi fosse (ogni tanto dimentico anche io qualche informazione). Essendo tra le prime ad arrivare, siamo state anche tra le prime ad avere mal di testa per l’eccessivo uso di una lingua non correntemente parlata (potrà sembrare una cosa strana se non la si vive), ma almeno abbiamo legato velocemente con molti dei ragazzi…dopotutto arrivare dall’Italia ti dà una marcia in più!
Orvelte è un villaggio davvero piccolo e in quel periodo dell’anno pressoché deserto, ma talmente suggestivo e familiare, che ci si siamo subito abituate a passeggiare vicino a case simili a quella di Hagrid, a svegliarci all’alba in tempo per vedere la luce sciogliere il ghiaccio notturno ed a vivere in isolamento dal resto del mondo (la città più vicina era a mezz’ora di bici - traversata cronometrata). Così, tra serate passate a giocare a “chi sono” (ricordo di essermi arresa a “Monica Bellucci” una volta), cene a base di cipolla per la gioia dello chef (rigorosamente consumate su tovaglie di plastica con dei pappagalli e fiori tropicali) ed a chiacchierate in sala comune per scoprire curiosità dagli altri Paesi, passavano le giornate.

Non era solo divertimento però, eravamo lì per metterci in gioco come potevamo, quindi dopo un breve workshop mattutino, il 12 dicembre abbiamo preso una corriera in direzione di Gröningen tutti assieme. Una volta divisi in gruppi ci siamo avventurati per una delle città più densamente popolate dell’Olanda, nel tentativo di documentare fotograficamente situazioni di multiculturalismo da cui trarre riferimenti per il progetto. A Carlotta, Sofia (dalla Bielorussia ed al suo nono Erasmus +), Mikolaj (non ricordo da dove venisse, forse Polonia? Però ho memoria che fosse assistente di volo, o almeno così diceva - aveva la megalomania facile) e me era stato assegnato il microtema delle chiese, quindi sembrava ovvio partire dalla Cattedrale più imponente della città: la Chiesa di San Martino o Martinikerkhof…e ragazzi, che vista dalla torre!
E voi che città avete ammirato dall’alto?
P.S. il cane alla fine del video era dell’aiuto chef, un omone burbero e muscoloso, nessuno ci credeva

Eravamo arrivate all’ultimo giorno e, dopo aver allestito l’esposizione fotografica che documentava il nostro lavoro a Westerbork, era giunto il momento di partire, ma non eravamo soddisfatte fino in fondo. Una volta preso il treno così, abbiamo deciso di fare un giro ad Amsterdam in compagnia dei nostri due nuovi amici spagnoli, Marta e
Prendendo poi uno degli ultimi voli della giornata per tornare a casa. Essendo un piccolo gruppo di “personalità creative” abbiamo passato la giornata ad entrare ed uscire da tutte le piccole gallerie d’arte che trovavamo sul nostro cammino, senza darci una meta precisa. L’ultima tappa prima del rientro è stata quella al mercato dei fiori, in cui abbiamo ritrovato alcuni compagni già salutati alla partenza (giusto in tempo per bere qualcosa di caldo tutti assieme prima di ripartire). Il viaggio si conclude con una - un po’ meno - innocente Carolina, in panico perché teme che le fermino il bulbo di tulipano stipato in valigia.